
contestualizzate nell' ambito lavorativo, si racconta una tra le più significative crisi sociali che attanagliano l'Italia di oggi, o almeno questo è quello che ci dicono da un bel po' e.. da un po' meno abbiamo iniziato anche noi (a dircelo), sembra quindi, che per sviare ogni probabile alternativa faticosa ci riduciamo a pensare che fin quando i due vocaboli non ritrovano il proprio significato sarà dura tirare avanti (chiaramente con le mani in mano) e fosse quindi lecito e per carità se non lo è, aspettare inattivi il momento decisivo, rassegnati a questo nostro destino legato e due parole birbone che proprio non vogliono tornare al loro posto.
E' chiaro però che a questo punto storie di decine di anni fa, storie di viaggi all'estero alla ricerca di un lavoro, storie che nella nostra attualità si chiamano "immigrazione" (spesso erroneamente definita clandestina) tornano a far parlare di sé, sono vicende capitate in un passato che è stato sempre così presente da confondersi perfettamente con l'attualità sociale.
Ecco allora:
- ben venga l'immigrato, una potenza lavoro eccellente \ maledetti gli immigrati che ci portano via il lavoro,
- ben venga l'immigrato, un' ottima occasione per scambi culturali interessanti \ maledetti loro che si impongono con le loro regole,
- e così via, insomma suonano come controsensi ma la cosa buffa è che il sistema "immigrazione" ha da sempre riguardato ogni società umana e la sua crescita.
Il preoblema non si ferma alle definizioni di convenienza, cè!, e chi è stato licenziato dopo anni di servizio lo sente sicuramente meglio di chi deve ancora finire gli studi!
AL GRIDO " Sicurezza!? nessuno è sicuro. Certezza!? non è di questo paese!
In molti si chiedono cosa fare? come fare? cosa è stato fatto in passato? e soprattutto com'è stato fatto?
Un sacco di volte parlando dell'argomento mi hanno e MI sono detto queste stesse parole, fermandomi sempre lì, sulle parole appunto: Nessuno è sicuro, la certezza qui non esiste.
Forse allora, conviene davvero cercarle da un'altra parte...
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